Giorgio Cavazzano
Quando iniziò negli anni settanta a far parte del gruppo italiano degli autori che, nel nostro paese, realizzano fumetti disneyani, Giorgio Cavazzano apportò un segno ilare, scanzonato, innovativo. Nel solco di un grande repertorio di invenzioni fumettistiche (dovute agli anziani del gruppo disneyano: G. Perego, P.L. De Vita, R. Scarpa, L. Bottaro, G. Chierchini, G. B. Carpi, G. Martina e C. Chendi) Cavazzano reca al fumetto italiano di Topolino e Paperino una attitudine sperimentale. Un fumetto tendenzialmente tridimensionale, che rompe e vince i propri limiti di immagine “muta” su carta, libero nella composizione/impaginazione della tavola; un fumetto dal segno estroverso, profondamente ironico, divertito, sapiente nel meccanismo narrativo e in grado di coinvolgere l’intelligenza del lettore. Da allora Cavazzano si impone come un maestro sulla scena del fumetto europeo. Il suo segno fuoriesce dai confini – pur ricchi e complessi – del fumetto “disneyano” e pratica i campi più eterogenei, dall’avventura poliziesca (da Walkie&Talkie a Oscar&Tango a Smalto&Johnny, su testi di Giorgio Pezzin, ai due “investigatori” casinari Altai&Johnson su testi di Tiziano Sclavi), al western (da I Rangers a Silas Finn, quest’ultimo ancora in tandem creativo con Sclavi), al fumetto storico e fantastico (per il mercato francese produce Capitan Rogers e poi Timothée Titan). Ma esprime anche una viva sensibilità a 360° verso altre forme della grafica narrativa o dei media audiovisivi: basti citare le incursioni nella pubblicità (Rossi Story, su testi di Ferruccio Alessandri) come nell’editoria porno “soft” (Big Bazoom per “Playboy” italiana). Cavazzano afferma il suo segno – che, agli sprovveduti, sembrava destinato al solo fumetto parodistico e comico – anche in una mitografia tecnologica come quella dell’universo dei supereroi e dei mutanti. Nel 2003 realizza in coppia con Tito Faraci la prima storia “italiana” di Spiderman, l’arrampicamuri di Stan Lee e Steve Ditko, disegnato in uno scenario significativamente veneziano: Il segreto del vetro. Peter Parker/L’uomo Ragno è immerso nell’atmosfera carnevalesca (tanti costumi!) di Venezia, fra calli guglie e canali, nel leggendario passato di una città dai caratteri magici (così la vedeva Hugo Pratt). L’esperienza malinconica che, nelle ariose tavole di Cavazzano, tocca al supereroe più introverso della postmodernità, gli fornisce, nell’epoca dei grandi film digitali di Sam Raimi (Spiderman 1 e 2), una spiccata consapevolezza delle sue potenzialità.