Gianfranco Manfredi

Romics d’Oro della VII edizione

Chissà da dove viene fuori Gianfranco Manfredi, scrittore e sceneggiatore (e altro ancora) nato a Senigallia ma assai poco italiano, specie se paragonato agli italiani della sua generazione, quella del tramonto degli anni '40, ancora soggiogata dal peso delle rovine lasciate dalla guerra e dal furore ideologico del realismo. Manfredi sembra nato altrove, magari in una cultura in grado di  eleborare diversamente, e forse in maniera più compiuta, i confini della modernità. Sarà per questo che le sue storie fantastiche e - inevitabilmente- inquiete, popolate da fantasmi (come nella sua prima serie a fumetti, Gordon Link, pubblicata dalla storica Editrice Dardo dal 1991 per i disegni di Raffaele Della Monica) o dagli spiriti elementari di Magico Vento, serie bonelliana che porta a compimento l'epos della Frontiera dell'immaginario nazionale, restituiscono un orizzonte narrativo ampio e problematico, i cui personaggi palesano una strutturale vocazione all'erranza e alla ricerca (e qui troviamo forse qualche traccia della biografia di Jean-Jacques Rousseau, un amore giovanile in cui Manfredi dedica il suo primo libro), insoddisfatti come sono dal punto di vista comune sul mondo. Il ricorrere nelle sue trame del tema dello sguardo, del vedere, del rendere in immagine il racconto (come suggerisce anche il geniale recupero di Poe quale "spalla" di Magico Vento), ci chiarice i salti di Manfredi da un linguaggio all'altro dell'industria culturale, la sua sperimentazione di architetture seriali dapprima nella scrittura sofisticata e densa dei suoi romanzi ( da Magia rossa del 1983 fino a il piccolo diavolo nero),poi per giungere cinema o al campo espressivo del fumetto, "naturale" crocevia tra immagine e testo. E orse, nell'Italia di oggi il fumetto è davvero l'unico medium in grado di ospitare un genere insolito come quello in cui si colloca il nuovo fumetto di Manfredi, Volto nascosto, stavolta una storia "a limite", 14 episodi annunciati da Sergio Bonelli: una serie d'avventura coloniale ambientata a fine '800 tra l'Etiopia e la Roma umbertina, forse inevitabile ritorno alla riflessione sugli snodi incompiuti della nostra Storia e alle fratture politico-culturali che hanno segnato l'identità nazionale.